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EDICOLE E MAESTA' A FONTANA
Per maestà s'intende una
rappresentazione, della Madonna o dei Santi, posta in luoghi ben
visibile, in modo che sia venerata da tutti. Le maestà si
presentano in forme diverse: da quelle semplici a nicchia, poste
sui prospetti delle abitazioni, ai pilastrini, localizzati ai
margini o agli incroci delle strade, fino alle più elaborate
edicole. L'usanza di inserire in una nicchia un'immagine,
pensando che avesse poteri particolari, non è tipica soltanto
della nostra provincia, ma è estesa in tutta Italia. L'origine
più remota si può trovare addirittura nel culto dei "lares"
romani, che erano delle divinità protettrici della casa e della
famiglia.
Queste immagini erano poste, di solito, negli atrii
delle case, agli angoli delle strade, sul confine dei campi. Qui
i proprietari si riunivano per celebrare riti in comune.
Attraverso gli anni, i "lares" pagani furono sostituiti da icone
devozionali cristiane. A volte le maestà si trovano in luoghi
che oggi appaiono insignificanti. Un tempo però stavano
certamente sul percorso dei pellegrini, erano un punto
d'incontro, di sosta, per scambiarsi un saluto, per riposare un
po' e, nello stesso tempo, per formulare una preghiera davanti
ad un'immagine sacra. Nei comuni visitati, poche sono le maestà
diroccate, alcune sono un po'
trascurate, altre sono state
ristrutturate di recente. Le antiche icone, distrutte o
trafugate, sono state spesso sostituite da immagini di fattura
più moderna. I proprietari più devoti le curano e le ornano con
fiori, con un cero o una lampada accesa. L'effige più diffusa,
nella provincia di Reggio Emilia, è quella della Madonna, nelle
diverse forme di devozione. vi si trovano bassorilievi,
statuette, dipinti su tela, affreschi o stampe della Madonna
Addolorata, di Lourdes, del Cuore Immacolato, della Ghiara, del
Rosario, della Sassola, dell'Olmo... Vengono venerati anche
Santi particolari come San Rocco, San Giuseppe, San Pellegrino,
Santa Concordia, Santa Lucia, Santa Giulia, Sant'Anna... Su
alcune maestà di recente fattura, è indicata la data di
costruzione e vi sono esposti ringraziamenti per una Grazia
ricevuta o la speranza di essere protetti per sempre. Sulle più
antiche è difficile trovare una data. Quindi l'attribuzione
cronologica di molte maestà è possibile soltanto raccogliendo
notizie da chi vive da molti anni accanto ad esse, oppure
osservandone, con attenzione e perizia, la fattura.
Al bèin davanti al maestèe
Madonèina bèla, tè stèe a guarder
da la nècia,
cme 'na medra a la fnèstra la
guerda i sò fiòo.
Madonèina santa, a ghom tant
pinsèr,
mo tè slònga 'na man e das la tò
benedisiòun
pr'incòo e anca per dman.
Le preghiere davanti alle maestà
erano una consuetudine, un tempo, sopratutto nel mese di maggio.
Ogni sera, la gente, che abitava nei pressi di una maestà, si
riuniva per esprimere devozione alla Beata Vergine. Spesso
venivano portati fiori di campo, come omaggio sincero di persone
che, vivendo a contatto con la natura, vedevano nella Madonna
una figura vicina a loro per semplicità e purezza. Così, dopo
cena, percorrevano le stradine polverose fino alla maestà e si
sedevano sull'erba, come accanto ad una madre. Di solito,
un'anziana recitava il rosario e gli altri rispondevano. Per i
giovani e le ragazze era questa una delle poche
occasioni per incontrarsi. I bambini a volte si stancavano e si
disperdevano nel buio della campagna rincorrendosi o inseguendo
le lucciole intorno ai mucchi di fieno profumato. Era un momento
di pace, dopo una pesante giornata di lavoro; era un modo per
sperare in un avvenire migliore. Finito il rosario si rincasava.
I giovani spesso seguivano le ragazze, sotto lo sguardo delle
madri o delle nonne che camminavano, poco distanti,
chiacchierando. Le persone erano così unite tra loro da
trascorrere serate intere, anche solo sedendo davanti a casa,
dialogando serenamente. Le maestà un tempo venivano visitate
anche durante le "rogazioni", cioè le processioni propiziatorie,
che si celebravano in primavera e con le quali il sacerdote
invocava, dalla Madonna e dai Santi, fecondità per i
campi. Guardando le maestà, riappaiono memorie di quel mondo
così lontano dal benessere di oggi, ma molto ricco di valori.
Oggi, andare alla loro scoperta, è come cercare piccoli tesori
da conservare e tramandare come patrimonio culturale. E' un
dovere valorizzare e non dimenticare le maestà: esse parlano
delle persone che vi hanno vissuto accanto con i loro dolori, le
loro speranze, ma anche con grande fede. Guardiamo ai margini
delle strade: un tettuccio, una croce, che a volte affiorano a
mala pena dalla vegetazione, ci chiedono una sosta. Farà bene
all'anima staccarci per un attimo dal frastuono della vita
odierna e respirare quell'atmosfera di serenità e di fede
genuina, che sempre circonda la piccola ed umile maestà.
Edda Infanti
Umile Maestà!
Come un vecchio seduto
in disparte, resti a guardare
questo mondo in corsa.
Io voglio sostare, nel
meriggio acceso, voglio toccare le tue
pietre antiche,
dimenticate a un
angolo di strada, tra ciuffi di papaveri
e trifoglio.
Voglio fermare, nella
fresca sera, l’anima inquieta.
Leggerò le tue rughe
ad una ad una, ritroverò le orme di
chi è stato,
memorie dolci di
stagioni amate.
Sulla croce di nuovo
fiorirà l’eterna luna.
Appoggiata al tuo
muro, riposerà, stanca, la
rosa.
Edda Infanti
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