L’hanno fatto
Pontefice sebbene al momento fosse un semplice laico, di origine probabilmente
non romana, anche se residente nell’Urbe. Succede a papa Antero, che ha
governato la Chiesa
per meno di due mesi; e ha la fortuna di vivere tempi tranquilli sotto gli
imperatori Gordiano III (morto sui vent’anni) e Filippo, detto l’Arabo per le
sue origini. Una parentesi pacifica, che vede anche feste solennissime per i
mille anni della città di Roma, nel 248. Papa Fabiano
tiene rapporti con i cristiani dell’Africa e dell’Oriente, e si dedica
all’organizzazione ecclesiale nell’Urbe, dividendone il territorio in sette
ripartizioni territoriali. Provvede inoltre a sistemare i cimiteri cristiani, e
dà sepoltura a papa Ponziano, deportato in Sardegna “ad metalla”, cioè nelle
miniere, e morto nel 235. Tutte opere da tempi di pace. Nel 249,
però, Filippo l’Arabo viene ucciso presso Verona dalle truppe del suo rivale
Decio, che prende il potere con un programma di rafforzamento interno
dell’Impero, contro i pericoli d’invasione ad opera dei barbari, che lo
minacciano da tante parti. Per lui, rafforzamento vuol dire anche ritorno
all’antica religione romana, per pure ragioni politiche. Si decreta perciò che
tutti i sudditi dell’Impero romano dovranno proclamare solennemente e
pubblicamente la loro adesione al paganesimo tradizionale, compiendo
pubblicamente un atto di culto, che consiste essenzialmente nell’immolazione di
qualche animale. Fatto questo, ognuno riceverà il libello, una sorta di
certificato attestante la sua qualità di buon seguace degli antichi culti. Chi non
sacrifica in questa forma pubblica, diventa un fuorilegge, un nemico dello
Stato. In Roma, tre commissioni chiamano via via tutti i cittadini alla scelta,
che per i pagani costituisce un gesto semplice e naturale, mentre per i
cristiani immolare un animale agli dèi di Roma significa rinnegare l’unico Dio
di Gesù Cristo, respingere la sua legge. Come sempre, c’è una varietà di
comportamenti: alcuni cedono in pieno, per paura o per interesse, compiendo
l’atto di culto. Altri cercano scappatoie di ogni genere per avere il libello
senza prestare il culto richiesto. E ci sono i cristiani convinti, che dicono
un risoluto no, respingendo a viso aperto l’imposizione e affrontando la morte. Tra i primi a
rifiutarsi di sacrificare agli dèi c’è papa Fabiano, che si spegne nel carcere
Tullianum, ma non per morte violenta. Si ritiene, infatti, che l’abbiano
lasciato morire di fame e di sfinimento in quella prigione. I cristiani lo
hanno poi sepolto nel cimitero di San Callisto, lungo la Via Appia, onorandolo
come martire, e l’iscrizione posta allora sul suo sepolcro è giunta fino a noi.