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Leone Zanni (1897-1975), di famiglia mezzadrile
residente a Castellazzo, terminata la Grande Guerra che
lo aveva visto combattente sul Podgora, entra nel
seminario di Reggio per farsi prete e, poco dopo,
missionario nell'ancor giovane Istituto fondato da San
Daniele Comboni. Sacerdote nel 1925, l'anno seguente
parte per le missioni comboniane del sud Sudan.
Nonostante navi, treni e battelli, il viaggio è ancora
all'insegna del rischio totale, com'era accaduto pochi
mesi prima al suo confratello, pure reggiano, padre
Cesare Bezzecchi, morto su quello stesso battello nel
quale viaggia anche padre Leone. La lettera è
indirizzata ad una zelatrice delle missioni, una non
meglio identificata Margherita. |
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ARTICOLO PUBBLICATO SU
DEL 21 marzo 2009 - N° 11 - ANNO 57° |
MARGHERITA PECORARI
Sull'allegato supplemento “ Memoria Ecclesiae” del
settimanale cattolico “La Libertà”, del 21 marzo 2009,
insieme ad altre, sono state pubblicate le lettere del
missionario reggiano P. Leone Zanni indirizzate, dice il
redattore, ad una non meglio identificata Margherita. La
parrocchia di San Faustino - Rubiera, insieme alle nipoti e
ai nipoti Pecorari che della zia conservano un tenero
ricordo, desidera precisare chi era questa Signorina e la
grande testimonianza evangelica data da Margherita Pecorari
a favore delle vocazioni missionarie e presbiterali.
Margherita Pecorari nasce a San Faustino, nella grande casa
di Via degli Oratori nel 1886, vivendo un' infanzia ed una
spensierata giovinezza insieme ai genitori ed ai fratelli:
Teresa, Ferdinando, Leone, Augusto, Francesca, Amabile e
Fedele. Margherita non si sposò, ma vivendo con il fratello
Augusto e con la cognata Domenica aiutò loro ad allevare ed
educare i loro figlioli. Da sempre presente nella vita
parrocchiale, da ragazza si iscrisse alle Figlie di Maria,
poi divenne zelatrice missionaria ed ancora del Sacro
Cuore. Le sue nipoti conservano di lei un tenero ed
affettuoso ricordo e la descrivono come persona impegnatissima a sostenere e a far sostenere l'attività
missionaria e del seminario diocesano, ma rimanendo un
riuscito esempio di persona laica. Dedicò molte delle sue
energie al costruendo seminario; raccoglieva offerte per i
seminaristi poveri, era a contatto con tanti seminaristi ed
alcuni la venivano a trovare, lei li intratteneva a pranzo:
la chiamavano “zia”. In diocesi la chiamavano “la mamma dei
seminaristi”. Margherita amava le buone letture, benchè non
istruita era persona colta e raffinata e questo le
permetteva di intrattenere una fitta corrispondenza con
molti missionari e preti. A motivo della cagionevole
salute, in estate passava un mese in montagna a Felina, a
quell'epoca anni '20, vi era parroco Don Alboni e quella
canonica era frequentata da molti seminaristi e fra questi
Sergio Pignedoli e Bruno Moratti. Margherita frequentava
anche la zona di Bibbiano, dove aveva conosciute e stretto
amicizia con le sorelle di Mons. Leone Tondelli. Quando
Mons. Tondelli, durante la prima guerra mondiale, fu
nominato Economo della nostra parrocchia, ebbe modo di
approfondire l'amicizia con la famiglia di Augusto Pecorari
e sua sorella Margherita, della quale era spesso gradito
ospite. Con la famiglia Zanni di Castellazzo, la famiglia
Pecorari era in ottimi rapporti; la loro amicizia veniva
esercitata quotidianamente ed era così anche per i loro
figli. Una nipote di Margherita andò addirittura sposa ad
uno dei figli della famiglia Zanni. L'amicizia che
accompagnò la vita di Margherita e Leone Zanni fortificò la
loro vocazione. Don Remigio Ruggerini, altro prete
sanfaustinese, ebbe ad affermare che la propria vocazione
ebbe a maturare anche grazie alle preghiere di Margherita Pecorari. Alla fine degli anni '30, Margherita ebbe la gioia
di vedere consacrato suo nipote, Don Aldo Ferraboschi,
figlio della sorella Amabile. Mai, Margherita ebbe ad
insistere con i suoi nipoti, perchè scegliessero la vita
religiosa: aveva troppo rispetto nei confronti della
vocazione che sapeva essere una precisa chiamata del Signore
per la realizzazione del proprio progetto di vita. La sua
vita era scandita dalla preghiera. Pregava e insegnava a
pregare, non solo ai i nipoti, ma a tutti coloro che
godevano della sua ospitalità come i “giramondi” che
accoglieva e a loro parlava di Dio. Il suo stile di vita era
integerrimo ed il suo motto era: “Parla dell'assente come se
fosse presente!”. Cercava continuamente offerte per
sostenere l'attività dei missionari e del seminario.
Svolgeva il suo servizio con simpatia ed allegria ed era
talmente convincente e contagiosa che il Sig. Leoni davanti
alla sua richiesta le rispose immediatamente: “Porca
miseria! Dì che vadano a lavorare anche loro la terra!”, poi
capitolò fino a lasciare ogni suo avere in dono alla Chiesa
di San Faustino. Margherita aveva conservato gelosamente le
lettere attraverso le quali manteneva una fitta
corrispondenza con molti missionari e prelati, fra questi
P. Leone Zanni, Don Moratti, Mons. Leone Tondelli, Card.
Pignedoli. Quelle lettere costituivano il suo tesoro. Lo
scrigno contenente quelle
perle, ormai ammalata e sentendosi avvinare l'ora del ritorno alla Casa del Padre,
volle consegnarlo al nipote Don Aldo. Don Aldo consapevole
del valore spirituale e culturale di quella corrispondenza
la consegnò alla Curia Diocesana. A Margherita, nell'ultima
parte della sua vita, non venne risparmiata una malattia
dolorosissima che sopportò eroicamente offrendo le sue
sofferenze, perchè il Signore le tramutasse in sante
vocazioni. Assistita continuamente ed affettuosamente dai
nipoti, sentendo imminente avvicinarsi l'incontro con il
Signore, serenamente, come aveva sempre vissuto, salutò
tutti coloro che le erano vicini dicendo: “Ci vedremo in
Paradiso” e se ne andò verso il Signore, colui che sempre
aveva amato e al quale aveva dedicato la sua vita.
11 giugno 2009
Maria
Giustina Guidetti Mariani
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