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LETTERA DI DON REMIGIO RUGGERINI IN RICORDO DI "ZIA" MARGHERITA (da "Una Comunità" 1969)
LETTERA DEL LUGLIO 1926

LETTERA DEL SETTEMBRE 1926

Leone Zanni (1897-1975), di famiglia mezzadrile residente a Castellazzo, terminata la Grande Guerra che lo aveva visto combattente sul Podgora, entra nel seminario di Reggio per farsi prete e, poco dopo, missionario nell'ancor giovane Istituto fondato da San Daniele Comboni. Sacerdote nel 1925, l'anno seguente parte per le missioni comboniane del sud Sudan. Nonostante navi, treni e battelli, il viaggio è ancora all'insegna del rischio totale, com'era accaduto pochi mesi prima al suo confratello, pure reggiano, padre Cesare Bezzecchi, morto su quello stesso battello nel quale viaggia anche padre Leone. La lettera è indirizzata ad una zelatrice delle missioni, una non meglio identificata Margherita.

ARTICOLO PUBBLICATO SU DEL 21 marzo 2009 - N° 11 - ANNO 57°

MARGHERITA PECORARI

Sull'allegato supplemento “ Memoria Ecclesiae” del settimanale cattolico “La Libertà”, del 21 marzo 2009, insieme ad altre, sono state pubblicate le lettere del missionario reggiano P. Leone Zanni indirizzate, dice il redattore, ad una non meglio identificata Margherita. La parrocchia di San Faustino - Rubiera, insieme alle nipoti e ai nipoti Pecorari che della zia conservano un tenero ricordo, desidera precisare chi era questa Signorina e la grande testimonianza evangelica data da Margherita Pecorari a favore delle vocazioni missionarie e presbiterali. Margherita Pecorari nasce a San Faustino, nella grande casa di Via degli Oratori nel 1886, vivendo un' infanzia ed una spensierata giovinezza insieme ai genitori ed ai fratelli: Teresa, Ferdinando, Leone,  Augusto, Francesca, Amabile e Fedele. Margherita non si sposò, ma vivendo con il fratello Augusto e con la cognata Domenica aiutò loro ad allevare ed educare i loro figlioli. Da sempre presente nella vita parrocchiale, da ragazza si iscrisse alle Figlie di Maria, poi divenne zelatrice missionaria  ed ancora del Sacro Cuore. Le sue nipoti conservano di lei un tenero ed affettuoso ricordo e la descrivono come persona impegnatissima a sostenere e a far sostenere l'attività missionaria e del seminario diocesano, ma rimanendo un riuscito esempio di persona laica. Dedicò molte delle sue energie al costruendo seminario; raccoglieva offerte per i seminaristi poveri, era a contatto con tanti seminaristi ed alcuni la venivano a trovare, lei li intratteneva a pranzo: la chiamavano  “zia”. In diocesi la chiamavano “la mamma dei seminaristi”. Margherita amava le buone letture, benchè non istruita era persona colta e raffinata e questo le permetteva di intrattenere una fitta corrispondenza con molti missionari  e preti. A motivo della cagionevole salute, in estate passava un mese in montagna a Felina, a quell'epoca anni '20, vi era parroco Don Alboni e quella canonica era frequentata da molti seminaristi e fra questi Sergio Pignedoli e Bruno Moratti. Margherita frequentava anche la zona di Bibbiano, dove aveva conosciute e stretto amicizia con le sorelle di Mons. Leone Tondelli. Quando Mons. Tondelli, durante la prima guerra mondiale, fu nominato Economo della nostra parrocchia,  ebbe modo di approfondire l'amicizia con la famiglia  di Augusto Pecorari e sua sorella Margherita, della quale era spesso gradito ospite. Con la famiglia Zanni di Castellazzo, la famiglia Pecorari era in ottimi rapporti; la loro amicizia veniva esercitata quotidianamente ed era così anche per i loro figli. Una nipote di Margherita andò addirittura sposa ad uno dei figli della famiglia Zanni. L'amicizia che accompagnò la vita di Margherita e Leone Zanni fortificò la loro vocazione. Don Remigio Ruggerini, altro prete sanfaustinese, ebbe ad affermare che la propria vocazione ebbe a maturare anche grazie alle preghiere di Margherita Pecorari. Alla fine degli anni '30, Margherita ebbe la gioia di vedere consacrato suo nipote, Don Aldo Ferraboschi,  figlio della sorella Amabile. Mai,  Margherita ebbe ad insistere con i suoi nipoti, perchè scegliessero la vita religiosa: aveva troppo rispetto nei confronti della vocazione che sapeva essere una precisa chiamata del Signore per la realizzazione del proprio progetto di vita. La sua vita era scandita dalla preghiera. Pregava e  insegnava a pregare, non solo ai i nipoti, ma a tutti coloro che godevano della sua ospitalità come i “giramondi” che accoglieva e a loro parlava di Dio. Il suo stile di vita era integerrimo ed il suo motto era: “Parla dell'assente come se fosse presente!”. Cercava continuamente offerte per sostenere l'attività dei missionari e del seminario. Svolgeva il suo servizio con simpatia ed allegria ed era talmente convincente e contagiosa che il Sig. Leoni davanti alla sua richiesta le rispose immediatamente: “Porca miseria! Dì che vadano a lavorare anche loro la terra!”, poi capitolò fino a lasciare ogni suo avere in dono alla Chiesa di San Faustino. Margherita aveva conservato gelosamente le lettere attraverso le quali manteneva una fitta corrispondenza con molti missionari e prelati, fra questi  P. Leone Zanni, Don Moratti, Mons. Leone Tondelli, Card. Pignedoli. Quelle lettere costituivano il suo tesoro. Lo scrigno contenente  quelle perle, ormai ammalata e sentendosi avvinare l'ora del ritorno alla Casa del Padre, volle consegnarlo al nipote Don Aldo. Don Aldo consapevole del valore spirituale e culturale di quella corrispondenza la consegnò alla Curia Diocesana. A Margherita, nell'ultima parte della sua vita, non venne risparmiata una malattia dolorosissima che sopportò eroicamente offrendo le sue sofferenze,  perchè il Signore le tramutasse in sante vocazioni. Assistita  continuamente ed affettuosamente dai nipoti, sentendo imminente avvicinarsi l'incontro con il Signore, serenamente, come aveva sempre vissuto, salutò tutti coloro che le erano vicini dicendo: “Ci vedremo in Paradiso” e se ne andò verso il Signore,  colui che sempre aveva amato e al quale aveva dedicato la sua vita.                                             

11 giugno 2009                                                          Maria Giustina Guidetti Mariani

 

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